PADRE ANTONIO M.BIANCHI - San Francesco Grande - Padova

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FRATELLI ILLUSTRI A PD
Padre Antonio Maria Bianchi (1630-1694)
 
Antonio Maria Bianchi nacque a Venezia il 6 agosto 1630 ed entrò fra gli Osservanti a 15 anni. Finito il noviziato, fu mandato a studiare al Monte Calvario di Napoli. Ritornato in patria, per curare la sua formazione filosofica fu affidato alle cure del lettore giubilato Girolamo di Piove di Sacco, insegnante nello Studio di Padova, mentre per affinarsi in teologia fu mandato anche a Milano e a Verona. In quest’ultima città insegnò logica ai giovani secolari. Divenne quindi lettore di filosofia nel convento di San Francesco della Vigna a Venezia, alternando le lezioni agli insegnamenti di Sacre Scritture in chiesa.
Mostrò da subito una notevole acutezza di mente e fece in breve tempo tali progressi in campo filosofico da essere definito dai suoi estimatori “l’Aristotele dei suoi tempi”, titolo col quale questo umile francescano è passato anche ai posteri.
La nobiltà di Milano, di Verona, di Venezia faceva a gara per averlo professore. Godette dell’amicizia di principi e di re, fu caro agli uomini più dotti del patriziato veneto. Tutto questo ci spiega perché il Senato veneto con il consenso unanime dei riformatori Nicolò Sagredo, Luigi Contarini e Pietro Basadonna lo abbia designato il 17 ottobre 1672 all’importante lettura di metafisica, definendolo «soggetto di grido e per le proprie virtù universalmente ammirato», tanto che i dotti lo ricercavano, personaggi insigni ne ambirono l’amicizia e a tutti fu caro. Lo stipendio iniziale di duecento fiorini gli venne accresciuto via via a dimostrazione della stima crescente che ricopriva presso i responsabili dell’Università.
Del valore dimostrato da Antonio Maria Bianchi fanno fede, oltre che le concordi affermazioni degli storici dello Studio padovano, le lodi a lui tributate largamente alla fine di ogni condotta, per la sua lettura sostenuta con universale applauso.
Le sue lezioni prendevano come punto di partenza i libri della Metafisica di Aristotele, commentati direttamente o, più spesso, attraverso le interpretazioni del grande maestro della scuola francescana, Giovanni Duns Scoto. Purtroppo delle sue opere, che dovevano essere parecchie, non restano che due prolusioni ai corsi di filosofia, una composta per l’anno 1686 e l’altra per il 1692. Sono tuttora inedite, sebbene fosse stato desiderio dei contemporanei che i suoi scritti fossero tutti stampati.
Lasciò a stampa un’operetta in versi edita a Venezia da Andrea Poletti nel 1688: L’eternità della gloria, composizione di p. Antonio Maria Bianchi Veneziano, Minor Osservante, in morte di Girolamo Graziani.
L’intensa attività scientifica e professorale condotta da padre Bianchi non gli impedì di dedicarsi anche alle cure dell’ordine a cui apparteneva, di cui coprì incarichi importantissimi: nel 1675 era infatti superiore provinciale e sempre egli attese con zelo al ministero sacro. Così in lui abbiamo avuto l’uomo di studio e di governo e ancor più il religioso di grande bontà.
Padre Bianchi moriva il 18 aprile 1694 e nello stesso anno veniva eletto nella cattedra «da lui tenuta con soddisfazione», il padre Roberto Malipiero di Padova, Minore conventuale.
Nell’elogio funebre il Berti poneva il nome di padre Antonio Maria Bianchi tra i nomina virorum religiosorum universale italiane notissima. 
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